Giornata parrocchiale dell’Impegno dell’Azione Cattolica
8 dicembre 2017

Mi è stato chiesto di preparare quest’intervento per la giornata dell’impegno 2017 dell’Azione Cattolica e ho accettato con molta riluttanza pensando... che cosa posso raccontare di mio sull’A.C. che gli amici non sappiano già?
Così ho iniziato a ripensare alla mia storia in A.C.; certo non ho 150 anni, direi che sono un filettino più giovane, però l’azione cattolica ha attraversato tutta la mia vita.
La mia storia è iniziata come Acierrina fin da quando avevo sei anni... seguivo le orme di mio fratello e mi sono sempre sentita accolta e mi sono divertita un sacco... ricordo con piacere le giornate dell’impegno a Fiesco, quando si giocava a numeri nel bosco con don Tonino che faceva la parte del lupo terrorizzando noi piccoli o le Feste del ciao in oratorio con gli educatori vestiti tutti di nero che facevano divertire i bambini nel cortile ballando e cantando, poi crescendo nel ruolo di educatore ho visto e conosciuto tanti ragazzi, tanti amici che a loro volta hanno iniziato ad impegnarsi in oratorio ma anche tanti che non in oratorio non sono venuti più…

Allora mi chiedo ho seminato bene?

Questa giornata dell’impegno mi ha costretta a ripensare al mio ruolo nell’AC e  quanto l’AC ha fatto per me. Crescendo l’entusiasmo giovanile si è sicuramente affievolito,  il senso di appartenenza che avevo quando ero più giovane ha lasciato il posto a una routine quotidiana e annuale di tesseramento fino a diventare un’abitudine, così quando mi è stato proposto di andare a Roma per festeggiare insieme a Papa Francesco i 150 anni dell’associazione, ho visto l’occasione come un momento di ripartenza ovvero un momento di riscoperta delle mie radici di aderente.

La giornata dell'impegno

È stato bello vedere tanti giovani e meno giovani tutti in fila, più o meno pazientemente, in attesa di entrare in Piazza San Pietro, così come stato emozionante vedere arrivare il Santo Padre e salutare tutti, piccoli e grandi con la sua consueta familiarità. Papa Francesco nel suo discorso in piazza San Pietro di domenica 30 aprile si è rivolto agli aderenti dell’azione cattolica con parole che mi hanno scaldato il cuore:


"È una storia bella e importante, quella dell’azione cattolica, per la quale avete ragione di essere grati al Signore e per la quale la Chiesa via riconoscente. È la storia di un popolo formato da uomini e donne di ogni età e condizione, che hanno scommesso sul desiderio di vivere insieme l’incontro con il Signore: piccoli e grandi,  laici e pastori, insieme, indipendentemente dalla posizione sociale, dalla preparazione culturale, dalla provenienza. Fedeli laici che in ogni tempo hanno condiviso la ricerca delle strade attraverso cui annunciare con la propria vita la bellezza dell’amore di Dio e contribuire, con il proprio impegno e la propria competenza, alla costruzione di una società più giusta, più fraterna, più solidale. È una storia di passione per il mondo e per la chiesa”.

Certo è un monito forte, importante, che non fa sconti a nessuno... è un orientamento che Papa Francesco ha dato in modo chiaro e che ha portato a domandarmi: che cosa sto facendo per realizzare la costruzione di una società più fraterna e solidale?

La nostra Paola Bignardi, nel suo commento del 17 settembre in merito al discorso del Santo Padre di quella giornata, ci rilancia quattro sfide, per realizzare quella società fraterna solidale di cui parlava Papa Francesco:

  • la sfida della fede
  • la sfida delle periferie
  • la sfida della sinodalità
  • la sfida del rapporto tra generazioni.

Che cosa può fare l’azione cattolica per rispondere alle domande che queste quattro sfide ci suscitano, che la società di oggi ci lancia?

Così spinta dalle riflessioni di Paola ho provato a scrivere le mie riflessioni che condivido con voi.

 La sfida della fede

I giovani, gli adulti e la progressiva laicizzazione della società italiana mette in evidenza come la testimonianza cristiana nella vita di ogni giorno sia di fondamentale importanza.

E anche qui mi sono chiesta: io sono testimone credibile a scuola, in parrocchia, quando vivo la mia vita di ogni giorno tra le mura di casa? Sicuramente é molto difficile essere e diventare testimoni credibili oggi, specialmente sul luogo di lavoro, perché ci si rifugia dentro un “tanto non può capire perché non crede“ e sicuramente il mio compito è un compito più facile, perché nella mia scuola ovviamente sono tutti cattolici (almeno sulla carta) quindi è più facile essere se stessi, ma allora, proprio perché inserita in un contesto lavorativo cattolico mi sento veramente cattolica e soprattutto di azione cattolica? Così come facendo la catechista con i ragazzi delle superiori, mi sono spesso domandata se ero io che lasciavo qualcosa a loro o loro che davano me, erano loro che mi dimostravano, con le loro fragilità e le loro incertezze tipiche dell’adolescenza, il loro essere fedeli e il loro essere cristiani autentici forse più di me, che la loro fede é sicuramente molto più autentica e sincera della mia, a volte un po’ sedimentata dalla routine della quotidianità o della domenica.

La sfida delle periferie e di quello che ci circonda…

Mai come oggi è difficile entrare nelle periferie, per paura e pregiudizio (anche se si pensa di non averne di pregiudizi) poi, in realtà, quando ci si confronta con gli altri o con il vivere quotidiano, difficilmente si riesce a dire la propria opinione con forza e senza la paura di essere giudicati o non capiti.

Papa Francesco nel suo discorso ha detto

“Cari soci di azione cattolica, ogni vostra iniziativa, ogni proposta, ogni cammino di esperienza missionaria, sia destinata all’evangelizzazione, e non all’autoconservazione; il vostro appartenere alla diocesi e alla parrocchia si incarni lungo le strade delle città, dei quartieri e dei paesi! Sentite forte dentro di voi la responsabilità di gettare il seme buono del Vangelo nella vita del mondo, attraverso il servizio della carità, l’impegno politico. Allargate il vostro cuore per allargare il cuore delle vostre parrocchie. Siate viandanti della fede per incontrare tutti accogliere tutti, ascoltare tutti, abbracciare tutti. Ogni vita è vita amata dal Signore, ogni volto ci mostra il volto di Cristo, specialmente quello del povero, di chi è ferito dalla vita e di chi si sente abbandonato, di chi fugge dalla morte e cerca riparo tra le nostre case, nelle nostre città.”

Quanto mi sono sentita inadeguata di fronte a questo passaggio dal Santo padre...

Davvero sono così accogliente come lui si aspetta? Davvero sono priva di pregiudizi e sono aperta la missionarietà quando son chiamata ad accogliere il vicino di casa che non parla l’italiano? Sono aperta alla missionarietà anche nei confronti del genitore che mi stressa sul lavoro del quale però io, in fondo, non conosco nulla e che magari è in difficoltà o mi limito semplicemente a lamentarmi?

Ancora Papa Francesco quella mattina ci ha esortato dicendo:

“Anche oggi siete chiamati a proseguire la vostra peculiare vocazione mettendovi al servizio delle diocesi, attorno ai vescovi e nelle parrocchie, sempre, lá dove la Chiesa abita in mezzo alle persone. Tutto il popolo di Dio gode i frutti di questa vostra dedizione vissuta in armonia tra Chiesa universale e Chiesa particolare. È nella vocazione tipicamente laicale a una santità vissuta nel quotidiano che potete trovare la forza e il coraggio per vivere la fede rimanendo lì dove siete, facendo dell’accoglienza e del dialogo lo stile con cui farvi prossimi gli uni agli altri, sperimentando la bellezza di una responsabilità condivisa. Non stancatevi di percorrere le strade attraverso le quali è possibile far crescere lo stile di un’autentica sinodalità, un modo di essere Popolo di Dio in cui ciascuno può contribuire a una lettura attenta, meditata, orante dei segni dei tempi, per comprendere e vivere la volontà di Dio, certi che l’azione dello Spirito Santo opera e fa nuove ogni giorno tutte le cose.”

La sfida della sinodalità, della comunità, della costruzione di una comunità accogliente soprattutto in tempi difficili come quelli di oggi in cui i ragazzi e gli adulti quasi mai si sentono membri di una parrocchia, membri di una comunità viva ha provocato in me la domanda: Come sarebbe stata la mia vita se la mia famiglia non mi avesse inserito all’interno di una comunità, se non avessi avuto l’azione cattolica che mi ha spronato ad aprirmi agli altri e a mettermi anche servizio della parrocchia?

Ancora oggi ritengo che la parrocchia abbia bisogno di testimoni vivi, credibili, che credono ancora in questa Chiesa che sembra vecchia e obsoleta non al passo coi tempi moderni e che si spendano per essa

Papa Francesco ha anche aggiunto:

“La parrocchia è lo spazio in cui le persone possono sentirsi accolti così come sono, e possono essere accompagnate attraverso percorsi di maturazione umana e spirituale a crescere nella fede e nell’amore per il creato e per i fratelli. Questo é vero però se la parrocchia non si chiude in se stessa, se anche l’azione cattolica che vive in parrocchia non si chiude in se stessa, ma aiuta la parrocchia perché rimanga in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano se stessi. Per favore questo no“.

Ho sentito molto vivo questo richiamo del Papa; mi ha proprio pungolato nel vivo perché devo dire che fin da quando ero giovane Cristo Re si è sempre distinta un po’ per il suo isolamento, per il suo essere isola felice e autoreferenziale… Adesso quei tempi sono passati, ma si fa ancora fatica ad aprirsi un po’ di più alla realtà esterna e anche l’Azione Cattolica parrocchiale, con me in primis, ha fatto fatica ad andare con altre parrocchie, agli appuntamenti diocesani…

Come vedete non ho grandi risposte da dare... anzi direi che ho lasciato forse più domande che risposte ma questo è quello che mi ha suscitato quel giorno il discorso del Santo Padre; è stato capace di smuovermi nel profondo ed  è stato bello ritrovarsi tutti insieme e pregare l’Angelus insieme a lui… Sono tornata una persona nuova? Una persona diversa? Questo non lo so, però di una cosa sono certa... mai come in quel giorno mi sono sentita orgogliosa del mio presente, del mio passato e perché no del mio futuro in AC.

Buon impegno tutti...!

Carla Burgazzi