Lo scorso venerdì 15 marzo ci sono state in tutto il mondo manifestazioni per il futuro della Terra. (Si lo so è passato del tempo ma forse ora possiamo per questo parlarne e discuterne con più calma)

In Italia dopo le manifestazioni si sta però (almeno sui media e sui social) perdendo tempo ed energia sul “fenomeno Greta” (con anche veramente odiosi, assurdi e stucchevoli “parallelismi” tra le sue trecce svedesi e quelle delle bimbe bionde di “pura razza ariana” utilizzate da Goebbels nella sua propaganda) trascurando il problema sollevato ovvero il cambiamento climatico in atto sul nostro (unico) pianeta. Un tema questo, vi ricordo, ampiamente denunciato nell’enciclica Laudato Sì del 24 maggio 2015.

La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato. L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune. Desidero esprimere riconoscenza, incoraggiare e ringraziare tutti coloro che, nei più svariati settori dell’attività umana, stanno lavorando per garantire la protezione della casa che condividiamo. Meritano una gratitudine speciale quanti lottano con vigore per risolvere le drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo. I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi.  (LS 13)

Condivido ampiamente l’articolo di Scalari dal sito Valigiablu.it dal titolo significativo Solo un paese asfittico e rancoroso può discutere di Greta e non del cambiamento climatico come pure quello di Avvenire Contro l’impegno dei giovani.

La domanda vera da porsi è perché le persone (soprattutto gli adulti) sembrano disinteressarsi di questo problema nonostante gli appelli degli scienziati. Certo possiamo dare la colpa ai politici che prendono decisioni solo quando vedono che queste sono richieste con forza dal loro elettorato (e qui sta l’importanza dell’azione di venerdì 15 marzo) ma sicuramente dobbiamo riconoscere la responsabilità di noi  elettori che, è inutile negarlo, riteniamo in generale il tema  per noi trascurabile (tanto poi noi non ci saremo più ci penseranno gli altri !)

Si tratta di una distanza che è mentale e sociale oltre che politica. Tutti noi viviamo infatti ogni giorno in mezzo ad altre preoccupazioni: salute, soldi, lavoro, cura della famiglia… Preoccuparsi per il clima può apparire così una scelta elitaria, da radical chic, da gente che “fortunatamente” ha tempo da perdere.

Se ci pensiamo bene stiamo comportandoci come coloro che pur essendo stati allertati dell’arrivo di un tifone non si allontanano dalle loro proprietà per paura di perderle (e così magari perdono sia le cose sia la vita). Proviamo per una volta a ritagliarci un poco di tempo per informarci, documentarci e confrontarci con i giovani invece di criticarli: potrebbe essere utile per riclassificare le nostre priorità e decidere insieme sul vero cambiamento.

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Buona lettura

Monica