Mi impressiona rileggere ciò che avevo scritto nel messaggio pasquale di un anno fa. Parlavo di “un interminabile Venerdì Santo”, per la pandemia che ci aveva affamato di aria, di Spirito, di rina­scita umana e cristiana. Segnalavo la necessità di “ricostruire un Paese, l’Europa, il mondo, e ci vuole un vento potente che spazzi via corruzione e mediocrità, per far respirare soprattutto le nuove generazioni” portando “a tutti la sua pace, quella pace che il mondo non sa darsi”.

Come tutti i piccoli del mondo, non immaginavo certo una guerra così drammatica e vicina, con effetti gravi su tutti noi. Una brusca frenata della storia, un’altra dura sfida alla nostra capacità di re­sistere e sperare, una prova per la fede. Incontrando ogni settimana comunità e famiglie, abbiamo comunque pregato, anche di più, per esprimere la nostra debolezza che invoca aiuto dall’Alto. E lo sguardo ha incontrato il Crocifisso, più che il silenzio del Cielo. Gesù ci si è mostrato: nei bambini in fuga, nell’amore eroico delle mamme, nel grande abbraccio dell’accoglienza, nella fatica di chi cerca vie di pace che rifiutino altrettanta violenza omicida.

Il dolore è acuito dal pensiero che sono popoli fratelli, della medesima storia, cultura e fede cri­stiana, a subire così le perverse logiche del potere e del dominio, mostrando come si può inquinare il Vangelo quando cuore e mente non si lasciano purificare. Ma questo accade anche nel nostro pic­colo, nelle incoerenze e meschinità di tutti noi, sempre tentati dal male, sempre di qualcosa colpe­voli e peccatori.

Non c’è dunque speranza, non c’è via di uscita? Come vivremo questa Pasqua?

Mentre scrivo, mancano ancora settimane alla Domenica di Risurrezione, che i Cattolici cele­breranno il 17 Aprile e gli Ortodossi il 24, capaci come siamo di dividerci su tutto! Non ci è dato di sapere cosa accadrà in questo tratto di dura Quaresima, in cui però le armi della penitenza e della preghiera, del digiuno e della generosità sanno rallentare il dilagare del male. Ma sappiamo cosa ac­cadrà alla fine.

Alla fine della notte… verrà la notte di Pasqua! Che la liturgia, nell’Exsultet, canta così: “Il santo mistero di questa notte sconfigge il male, lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli afflitti”. Non ci saranno dunque vincitori e vinti, ma solo salvati e perdonati, per la po­tenza della morte del Figlio di Dio, che risorgendo ci ridona la vita, nuova ed eterna. Lui, il Signore, tutto questo l’ha fatto e lo fa, ma fermandosi sempre ad un millimetro dal libero sì di ciascuno di noi. La luce del nuovo giorno risplende, ma solo a chi apre uno spiraglio della sua finestra interiore per farla entrare. Per la pace, perciò, c’è sempre tempo, e sempre vincerà… se anche tu lo vuoi.

Anche tu che attraversi una buia notte di solitudine e paura, di tristezza e di peccato, di miseria e rabbia verso tutti… qualunque sia la tua storia e il tuo male, qualsiasi possano essere le tue ragioni, guarda alla Pasqua di Gesù, solidale nella fragilità e potente nell’amore, e unisci la tua notte di sconfitto alla Sua notte di Agnello immolato e vittorioso. E’ il santo mistero che riapre sempre la storia a nuove stagioni di pace e di civiltà, e che offre anche a te giorni carichi di semplice ed eterna bellezza.

Questa è la certezza di fede che ho ricevuto senza alcun merito e con fierezza cristiana ti conse­gno, tra le prove del presente. E’ più di un augurio, perché è preghiera e grazia.

+ Antonio, vescovo