L’adorazione di questo giovedì santo è stata guidata da alcuni scritti di don Primo Mazzolari. “Tu muori per guadagnarti il diritto di dare, di amare l’inamabile”. “Ecco lo scandalo: lo scandalo dell’amore. L’Amore non è amato. L’Amore non è capito. L’Amore è calpestato”. Sono queste alcune espressioni. Qui di seguito i testi della nostra adorazione.

Dal Vangelo secondo Marco (14,26-42)

26Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. 27Gesù disse loro: «Tutti rimarrete scandalizzati, perché sta scritto:

Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse.
28Ma, dopo che sarò risorto, vi precederò in Galilea». 29Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!». 30Gesù gli disse: «In verità io ti dico: proprio tu, oggi, questa notte, prima che due volte il gallo canti, tre volte mi rinnegherai». 31Ma egli, con grande insistenza, diceva: «Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò». Lo stesso dicevano pure tutti gli altri.

32Giunsero a un podere chiamato Getsèmani ed egli disse ai suoi discepoli: «Sedetevi qui, mentre io prego». 33Prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e cominciò a sentire paura e angoscia. 34Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte. Restate qui e vegliate». 35Poi, andato un po’ innanzi, cadde a terra e pregava che, se fosse possibile, passasse via da lui quell’ora. 36E diceva: «Abbà! Padre! Tutto è possibile a te: allontana da me questo calice! Però non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu». 37Poi venne, li trovò addormentati e disse a Pietro: «Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora? 38Vegliate e pregate per non entrare in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». 39Si allontanò di nuovo e pregò dicendo le stesse parole. 40Poi venne di nuovo e li trovò addormentati, perché i loro occhi si erano fatti pesanti, e non sapevano che cosa rispondergli. 41Venne per la terza volta e disse loro: «Dormite pure e riposatevi! Basta! È venuta l’ora: ecco, il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani dei peccatori. 42Alzatevi, andiamo! Ecco, colui che mi tradisce è vicino».

 

Guida:

È terminata la quaresima. Di fronte al mistero della Croce c’è da rimenare scandalizzati. “Tutti rimarrete scandalizzati”. Siamo qui con il desiderio di vegliare con il Signore. Ci lasceremo guidare dalle parole del Servo di Dio don Primo Mazzolari. Sono tratti dal testo “Il segno dei chiodi” scritto nel 1954, che a sua volta riprende altri testi precedenti di don Primo.  

Vuole essere un momento di comunione con il Signore e di partecipazione al suo dolore. Mettiamo anche un’intenzione: preghiamo per i giovani, per il Sinodo dei Giovani, per tutti noi perché possiamo essere credibili nel nostro testimoniare l’amore del Signore.

 

Canto: Resto qui con voi ancora un poco

 

  1. Per la tua “ineffabile agonia”

Dagli scritti di don Primo Mazzolari

Mi metto in ginocchio e guardo con gli occhi di Pietro, di Giacomo, di Giovanni, «gravati da tristezza» l’agonia di Gesù.

Io cerco, Signore, l’ineffabile della Tua Agonia.

* * *

Mi si dice: nessuno ebbe un’agonia come lui. «C’è forse un dolore simile al mio?». Ne sono certo: però, quando sono straziato dal male, grido, bestemmiando: neppur lui ha sofferto così!

Una bestemmia. L’ho detta: forse la dirò ancora, perché il soffrire è duro e l’uomo sotto «il frantoio» non sa quel che si dice.

«Padre, perdona loro: essi non sanno…».

Mi si dice: «Egli, l’Innocente, vedi come lo trattano!». Allora argomento col buon ladrone: «Per noi è cosa giusta perché riceviamo la pena che abbiamo meritato con le nostre azioni: ma questi non ha operato nulla di male» (Luca 23,40).

Eppure, mi fu anche detto, e mi pare una gran cosa, che quando uno è tranquillo nella propria coscienza lo stesso soffrire perde molto della sua acerbità.

L’ineffabile della Tua Agonia, Signore, è ancora più in alto.

* * *

Quaggiù ogni vita è un’agonia: l’agonia è il retaggio di ognuno.

Tutto è conquista, tutto domanda sforzo e dolore: dall’aria al pane, dal sapere alla bontà.

La vita dev’essere una gran cosa se bisogna pagarla così. Ma questo, o Signore, non è la Tua Agonia!

 

Canto: E’ giunta l’ora Padre per me

Silenzio

 

Dagli scritti di don Primo Mazzolari

Se uno vuole più di quanto gli spetta, nell’illusione di trovare la felicità; se agogna i primi posti, deve naturalmente lottare. Incidendo sui diritti altrui, è naturale che gli altri gli si oppongano. Tale agonia non manca di una certa grandezza. La storia lo documenta perfino in modo esagerato. Così si lodasse la virtù!

Ma l’agonia dell’orgoglio e della concupiscenza, non è la Tua Agonia, Signore! Tu non soffri per avere o per portar via: tu muori per guadagnarti il diritto di dare, d’amare l’inamabile.

Rivedo certe mie esperienze, se voglio capire qualche cosa.

Quand’è che più veramente soffrii? Allor che vidi perduto un guadagno o rintuzzata una mia ambizione? No; quando nessuno ha badato al mio amore che amava d’amare.

Chi accetta la vita come urto d’egoismi non può sottrarsi alla lotta. L’agonia in tal caso è legge; ci ha un suo gusto.

Chi invece la sente come devozione, è portato a credere – la logica degli uomini tende a sopravvivere anche fuori del mondo degli uomini – che gli altri lo lasceranno fare, accogliendo ne il dono con lieto e grato volto.

Invece è più facile fare accettare il male che il bene. Ecco lo scandalo: lo scandalo dell’amore.

L’Amore non è amato.

L’Amore non è capito.

L’Amore è calpestato.

«Egli è venuto in casa sua e i suoi non l’hanno ricevuto».

«La Luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno amato le tenebre più che la Luce».

«Colui col quale ho spezzato il pane, ha levato il calcagno contro di me».

Non c’è tentazione più grande di questa. Chi può uscirne col cuore aperto? Vidi anime nobilissime irrigidirsi. Quante agonie risolte tragicamente! Quante mani chiuse col seme già pronto per esser gettato!

La terra fredda fa paura. Eppure, se il grano non marcisce…

Aver fede quanto un granello di senape forse vuol dire «lasciarsi morire». Ma la fede non esclude lo strazio degli occhi che vedono l’amarezza del calice. «L’anima mia è oppressa da tristezza mortale… E si gettò con la faccia a terra pregando e dicendo: Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice» (Matteo 26,38-39).

Adesso mi par di comprendere qualche cosa.

Il dare è cosa difficile poiché non si sa dove porre il proprio cuore.

Se io rinuncio a star bene per voler bene, proprio coloro che meglio mi dovrebbero capire mi giudicano un ambizioso, un arruffapopolo… Poi m’insultano, mi denunciano, mi rinnegano, mi condannano, mi crocifiggono…

Vorrei difendermi.

– È il mio amore, capite. Non colpitemi la faccia. Questa è “l’ora delle tenebre”, lo scandalo dell’amore.

Gesù è passato nel fondo di questa valle.

Il Getsemani o Frantoio è il colmo di un’agonia per nulla paragonabile a quella del Deserto.

Il Deserto fu la tentazione della mente: il Getsemani gli prende il cuore.

Nel calice presentatogli c’è dentro: “il tuo amore non sarà ricambiato; il tuo amore non sarà capito; il tuo amore sarà rifiutato; il tuo amore sarà crocifisso”.

– Da chi?

– Da me: da tutti.

Dai discepoli che s’addormentano, mentre tu sudi sangue: da colui che poco fa metteva la sua mano nel Tuo piatto; da colui che giurava d’esser pronto a morire per Te: da colui che ha riposato sul Tuo cuore… Ognun Ti fugge. Ti lascian solo come un lebbroso… Hai la lebbra dell’amore!

– Da me: da tutti.

Son secoli e secoli che gridiamo contro l’Agonizzante: “Non vogliamo che Egli regni su di noi”.

Schiavi di tutte le tirannie degli uomini piuttosto che «amici dello Sposo».

È troppo.

Per ben tre volte anche il Figlio dell’Uomo domanda che il calice passi.

L’umano ha le sue ripugnanze.

«Poi Gesù si alza, viene di nuovo ai discepoli e dice loro: Dormite pure, ormai, e riposatevi! Ecco, l’ora è giunta» (Matte o 26,45). Quasi dicesse: non vi chiedo più nulla. Il mio amore ormai è di là di ogni visuale umana. Non pretendo più nulla da nessuno. Posso lasciarmi prendere da tutte le cattiverie degli uomini, senza che il mio amore s’offuschi.

«Levatevi, andiamo».

Va ad offrirsi, ad immolarsi per noi. «Vos fugam capietis, et ego vadam immolari pro vobis».

Si è offerto perché ha voluto.

Si è dato a noi fin sulla croce, perché ha voluto.

Chi non riesce a superare il momento crudele della tentazione della carità, non sarà mai un cristiano sereno, un donato lieto, un salvatore. Si lamenterà sempre, si lamenterà di tutto: patteggerà con tutti, camminerà come un condannato, invocherà fuoco dal cielo…

 

Silenzio

 

Canto: Il Signore è la luce

 

Dagli scritti di don Primo Mazzolari

Orto degli Ulivi: follia della croce, follia dell’amore. Non vedete che Erode lo veste da pazzo?

«Quella volpe» è un furbo e ci vede.

In questo mondo troppo saggio, che non vuol spendere l’amore senza un tornaconto, non c’è posto per l’Uomo del Getsemani.

«Portatelo via!».

I violenti dell’amore sono un pericolo sociale, l’unico pericolo subito avvertito.

Rare volte gli uomini sono riusciti a colpire gli operatori d’iniquità: hanno però sempre saputo colpire con pugno duro i veri loro benefattori. Le catene, l’esilio, i roghi, i patiboli sono reliquie della carità. La croce li riassume tutti: dà luce e santità a tutti.

* * *

«Andiamo, ecco colui che mi tradisce è vicino» (Matteo 26.46).

L’agonia si chiude col bacio di Giuda.

– Ave, Maestro… e gli dette un lungo bacio.

– Amico, con un bacio tradisci il Figlio dell’Uomo?

La prova suprema è vinta: l’ora delle tenebre cede alla nuova giornata, la quale non avrà tramonto, poiché il Figlio dell’Uomo ha saputo sopportare il bacio del mio tradimento senza negarmi la sua amicizia.

Signore, per l’ineffabile tua Agonia posso credere all’amore.

 

 

 

Silenzio di adorazione e riflessione personale

 

 

Lettura personale

Dagli scritti di don Primo Mazzolari (“da Il Segno dei chiodi, p. 281ss).

Sono malato di grandezza e di primi posti… Incapace di sboccare sull’eterno e sull’Immenso, m’affaccio con arsura alla ribalta del mio piccolo mondo. Scrivo il mio nome sui muri e in fondo alla pagina. Ho fretta di mostrarmi, di farmi conoscere, di parere… Domani non sarò più! Mi esibisco come merce avariata … mi spingo verso dubbie originalità per far colpo ed essere qualcuno, disposto a prendere l’anonimo se c’è da guadagnare di più e senza rischio.

Mi fa paura il silenzio; mi fa paura il nascondimento, più del male.

Guardo l’Ostia. Silenzio senza limiti; uniformità senza rilevo; realtà senza apparenze e se non di pane che non è più; Dio nascosto…

È piccola l’Ostia e basta per un Dio. Anche una briciola gli basta.. e allora la briciola vale tutto, tutto l’Amore. Onnipotenza dell’Amore!

Posseggo una casa, un campo. Voglio due case, due campi; tante case, tanti campi. Ragiono così: Se moltiplico il mio avere, moltiplico il mio star bene”. Costruisco col mio stolto ragionare, un rapporto tra quantità e felicità, come se la felicità la si potesse spremere dalle creature. Più tardi… mi accorgo che i campi, le case e le altre cose ancora, possono talvolta arrivare, ma che la felicità non ha il loro passo; non si lascia condurre, non si lascia comprare. Ecco, va lontano, sempre più lontano.

La piccola Ostia, la briciola che è il Signore, a quest’uomo, mercante di felicitò, insegna che la felicità è Qualcuno: Tu, o Signore. Se no, il povero sarebbe fuori del Banchetto e nessuno potrebbe credere alla Tua Giustizia né alla Tua Carità.

 

 

 

  1. In preghiera per le famiglie, i giovani e il Sinodo

Preghiamo il Signore per le nostre famiglie.

Quando prevale l’aggressività e l’impazienza: dona la tua mitezza e semplicità di cuore

Quando il confitto genera incapacità di ascolto: riapri la capacità di dialogo sincero

Quando c’è discordia e peccato: porta il tuo perdono

Quando c’è pigrizia e stanchezza: ridona forza e vigore

Quando si rischia l’isolamento e il comodo ripiegamento: accendi il fuoco della missione

Quando ci si chiude ai poveri: rinvigorisci la fantasia della carità

Quando prevale l’impazienza e l’invidia: insegnaci ad amare gli altri per quello che sono

Quando l’abitudine degenera in indifferenza: risveglia la passione dell’amore

Quando si affievolisce l’amore: dona la vita nuova nello Spirito

Quando ci rassegniamo alla mediocrità: donaci la grazia di amare con il cuore di Cristo

 

Canto: Amatevi fratelli

Silenzio

 

Preghiera per il Sinodo dei Giovani

Padre Santo, Dio dell’universo,

tu chiami ogni uomo a camminare verso il tuo Regno.

Anche ai giovani della Chiesa cremonese

proponi di ascoltare il Vangelo del tuo Figlio,

per trovare in Lui speranza e gioia

e fare della propria vita un dono d’amore.

Tu chiedi alle nostre comunità di guardare lontano,

di uscire incontro a tutti i giovani,

per vedere in loro i segni del futuro che Tu prepari.

Rendici ascoltatori attenti della tua Parola,

che prende carne in ogni nuova vita.

Facci sentire quanto è grande la tua misericordia,

che riveste di tenerezza le nostre fragilità.

Donaci il tuo Spirito, perché faccia verità in noi

e ci ricordi che il Signore Gesù è la nostra via.

Benedici il sinodo dei giovani, i nostri passi insieme,

per diventare sale della terra e luce del mondo.

Te lo chiediamo con tutta la fede e la gioia

che Tu stesso hai seminato in noi. Amen

 

Preghiamo.

Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo.

Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo, perché con l’Eucarestia ci doni forza e vita.

Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo, perché con il tuo Corpo e il tuo sangue ci hai redenti.

Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo, perché se anche siamo peccatori ci ami e ci salvi.

Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo, perché il tuo pane ci sazia di Amore.

Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo, perché il tuo sangue versato ci rende fratelli.

Ti adoriamo Cristo e ti benediciamo, perché con l’eucarestia ci rendi tuo corpo.

 

Padre nostro

 

Il Signore sia con voi. E con li tuo Spirito

Per il mistero di Amore che si compie nell’Eucaristia vi benedica Dio Onnipotente Padre Figlio e Spirito Santo. Amen