Il 28 settembre si svolo in oratorio un Consiglio pastorale parrocchiale allargato. Si è iniziato dando il Benvenuto a don Pierluigi Fontana e un Benritrovati a tutti. Riportiamo la scheda usata nell’incontro.

Seguendo le linee pastorali dell’anno 2017-18, ogni incontro del Consiglio Pastorale e di altri incontri unitari riprenderemo alcuni passaggi del discorso missionario nel Vangelo secondo Matteo. Stasera riprendiamo ancora gli antefatti, perché ci ricollochiamo ancora nell’Incontro unitario del 16 settembre a Isola Pescaroli.
Ma prima invochiamo lo Spirito Santo.

Vieni, vieni, Spirito d'amore,
ad insegnar le cose di Dio.
Vieni, vieni, Spirito di pace,
a suggerir le cose che Lui ha detto a noi.

Noi t'invochiamo, Spirito di Cristo,
vieni Tu dentro di noi.
Cambia i nostri occhi, fa che noi vediamo
la bontà di Dio per noi.

Lettore 1: Dal Vangelo secondo Matteo (9,35-38 – 10,1-4)

35Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, annunciando il vangelo del Regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità. 36Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore37Allora disse ai suoi discepoli: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! 38Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!».

1Chiamati a sé i suoi dodici discepoli, diede loro potere sugli spiriti impuri per scacciarli e guarire ogni malattia e ogni infermità.
2I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello; Giacomo, figlio di Zebedeo, e Giovanni suo fratello; 3Filippo e Bartolomeo; Tommaso e Matteo il pubblicano; Giacomo, figlio di Alfeo, e Taddeo; 4Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, colui che poi lo tradì.
5Questi sono i Dodici che Gesù inviò, ordinando loro: «Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; 6rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele.

Breve riflessione a partire dal sussidio “Un mondo di Vangelo” (p. 25-31) che possiamo portare a casa

Lettore 2: Lettura del primo brano di “Un mondo di Vangelo” del Vescovo Antonio.

Lettore 3: A Isola Pescaroli abbiamo letto alcuni testi di Evangelii gaudium di Papa Francesco: “Sì alle relazioni nuove generate da Gesù Cristo”. L’intento è stato quello di vivere anzitutto tra noi un’esperienza di “mistica” del vivere insieme, del mescolarci, del prenderci in braccio. Ora li rileggiamo, per immetterci in quell’atmosfera.

Lettore 4: Oggi, quando le reti e gli strumenti della comunicazione umana hanno raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. In questo modo, le maggiori possibilità di comunicazione si tradurranno in maggiori possibilità di incontro e di solidarietà tra tutti. Se potessimo seguire questa strada, sarebbe una cosa tanto buona, tanto risanatrice, tanto liberatrice, tanto generatrice di speranza! Uscire da se stessi per unirsi agli altri fa bene. Chiudersi in sé stessi significa assaggiare l’amaro veleno dell’immanenza, e l’umanità avrà la peggio in ogni scelta egoistica che facciamo. (EG 87)

Lettore 5: L’ideale cristiano inviterà sempre a superare il sospetto, la sfiducia permanente, la paura di essere invasi, gli atteggiamenti difensivi che il mondo attuale ci impone. Molti tentano di fuggire dagli altri verso un comodo privato, o verso il circolo ristretto dei più intimi, e rinunciano al realismo della dimensione sociale del Vangelo. Perché, così come alcuni vorrebbero un Cristo puramente spirituale, senza carne e senza croce, si pretendono anche relazioni interpersonali solo mediate da apparecchi sofisticati, da schermi e sistemi che si possano accendere e spegnere a comando. Nel frattempo, il Vangelo ci invita sempre a correre il rischio dell’incontro con il volto dell’altro, con la sua presenza fisica che interpella, col suo dolore e le sue richieste, con la sua gioia contagiosa in un costante corpo a corpo. L’autentica fede nel Figlio di Dio fatto carne è inseparabile dal dono di sé, dall’appartenenza alla comunità, dal servizio, dalla riconciliazione con la carne degli altri. Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza. (EG 88)

Lettore 6: L’isolamento, che è una versione dell’immanentismo, si può esprimere in una falsa autonomia che esclude Dio e che però può anche trovare nel religioso una forma di consumismo spirituale alla portata del suo morboso individualismo. Il ritorno al sacro e la ricerca spirituale che caratterizzano la nostra epoca sono fenomeni ambigui. Ma più dell’ateismo, oggi abbiamo di fronte la sfida di rispondere adeguatamente alla sete di Dio di molta gente, perché non cerchino di spegnerla con proposte alienanti o con un Gesù Cristo senza carne e senza impegno con l’altro. Se non trovano nella Chiesa una spiritualità che li sani, li liberi, li ricolmi di vita e di pace e che nel medesimo tempo li chiami alla comunione solidale e alla fecondità missionaria, finiranno ingannati da proposte che non umanizzano né danno gloria a Dio. (EG 89)

Lettore 7: Le forme proprie della religiosità popolare sono incarnate, perché sono sgorgate dall’incarnazione della fede cristiana in una cultura popolare. Per ciò stesso esse includono una relazione personale, non con energie armonizzanti ma con Dio, con Gesù Cristo, con Maria, con un santo. Hanno carne, hanno volti. Sono adatte per alimentare potenzialità relazionali e non tanto fughe individualiste. In altri settori delle nostre società cresce la stima per diverse forme di “spiritualità del benessere” senza comunità, per una “teologia della prosperità” senza impegni fraterni, o per esperienze soggettive senza volto, che si riducono a una ricerca interiore immanentista. (EG 90)

Lettore 8: Una sfida importante è mostrare che la soluzione non consisterà mai nel fuggire da una relazione personale e impegnata con Dio, che al tempo stesso ci impegni con gli altri. Questo è ciò che accade oggi quando i credenti fanno in modo di nascondersi e togliersi dalla vista degli altri, e quando sottilmente scappano da un luogo all’altro o da un compito all’altro, senza creare vincoli profondi e stabili: «Imaginatio locorum et mutatio multos fefellit».[Andar sognando luoghi diversi, e passare dall’uno all’altro, è stato per molti un inganno, dall’Imitazione di Cristo]. È un falso rimedio che fa ammalare il cuore e a volte il corpo. È necessario aiutare a riconoscere che l’unica via consiste nell’imparare a incontrarsi con gli altri con l’atteggiamento giusto, apprezzandoli e accettandoli come compagni di strada, senza resistenze interiori. Meglio ancora, si tratta di imparare a scoprire Gesù nel volto degli altri, nella loro voce, nelle loro richieste. È anche imparare a soffrire in un abbraccio con Gesù crocifisso quando subiamo aggressioni ingiuste o ingratitudini, senza stancarci mai di scegliere la fraternità. (EG 91)

Lettore 9: Lì sta la vera guarigione, dal momento che il modo di relazionarci con gli altri che realmente ci risana invece di farci ammalare, è una fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano, che sa sopportare le molestie del vivere insieme aggrappandosi all’amore di Dio, che sa aprire il cuore all’amore divino per cercare la felicità degli altri come la cerca il loro Padre buono. Proprio in questa epoca, e anche là dove sono un «piccolo gregge» (Lc 12,32), i discepoli del Signore sono chiamati a vivere come comunità che sia sale della terra e luce del mondo (cfr Mt 5,13-16). Sono chiamati a dare testimonianza di una appartenenza evangelizzatrice in maniera sempre nuova. Non lasciamoci rubare la comunità! (EG 92)

Dopo un veloce confronto su come è stato vissuto l’incontro di Isola Pescaroli si sono raccolte idee per altri incontri unitari della comunità (sabato mattina 2 dicembre in Seminario; domenica 4 marzo a Bozzolo; venerdì 1 giugno a Cristo Re). Ma anche su altre possibili esperienze (per esempio qualcuno ha proposto qualche pellegrinaggio, anche vicino, come a Caravaggio).

Successivamente si è cercato di concretizzare in alcune proposte / iniziative le sollecitazioni di EG: “il modo di relazionarci con gli altri che realmente ci risana invece di farci ammalare, è una fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano”.

Questi gli esempi su cui ci si è soffermati, consapevoli che spesso si tratta di riprendere, rivitalizzare esperienze che già fanno parte della storia di questa comunità.

    1. Rilanciare l’apertura dell’oratorio per il dopo-Messa delle 10, con attenzione particolare alle famiglie con bimbi di I elementare

    2. La pastorale battesimale e post-battesimale

    3. Proposte da affiancare al Centro Anziani per le persone pensionate, con particolare riguardo a quelle sole (es. visita al Museo del Violino; visita guidata alla Cattedrale; pellegrinaggi...)

    4. Richiesta di collaborazione (per ora assai modesta) con Villa Cristo Re: un qualche incontro di preghiera / oppure informale (come l’anguriata o una fetta di torta); la partecipazione alla S. Messa di qualche ospite e possibile caffè insieme

    5. Il coinvolgimento nella comunità di Juvet, Yannick e Yaya (i tre giovani africani che arriveranno ospiti in Casa don Aldo)

Da ultimo si è presentato il Corso per operatori pastorali che si terrà nei quattro venerdì di ottobre in Seminario, chiedendo a tutti la disponibilità a partecipare e a coinvolgere anche altri operatori pastorali.

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