È qualcosa di grande! Eppure è successo e sta succedendo! E dobbiamo umilmente ma con grande convinzione dire: “Grazie!”
A Dio che ci sorprende, ci prende alla sprovvista, arriva sempre prima e più lontano rispetto ai nostri pensieri, previsioni, prospettive.
A don Enrico che ha detto un altro “Sì” dentro l’avventura bella e impegnativa di una vita vissuta come vocazione, dialogo aperto tra lui e il Signore. E in questo dialogo prende forma una storia che è tutt’altro rispetto ad un copione da eseguire alla lettera o una corsa ai primi posti.
Un parroco eletto vescovo non è esperienza di tutti i giorni. A noi sta capitando e dobbiamo viverla al meglio come un’occasione che la Provvidenza ci offre per rinsaldare la fede e sentirci parte di una famiglia grande che si chiama Chiesa. Troppo spesso corriamo il rischio di sentirla un po’ lontana, come qualcosa che non ci riguarda o solo in parte. In questa occasione, facciamo invece l’esperienza che la Chiesa siamo anche noi e lo siamo davvero! Le vicende che la riguardano arrivano fino a noi, anzi siamo anche noi a dare forma a queste vicende. Don Enrico, nel suo breve e significativo intervento di giovedì sera 2 febbraio, alla fine della Messa (il testo è pubblicato sul sito della parrocchia), ha detto una cosa che deve davvero farci pensare: “Per me Cristo Re è innanzitutto una
famiglia di famiglie con tanti volti, tante storie, tante famiglie. E se la memoria costituisce la nostra identità, vi assicuro che sempre vi porterò con me, resterete parte di me.”
Cosa significano queste parole? Che gli anni vissuti in questa comunità, le relazioni, i problemi affrontati, le soluzioni trovate, le case visitate, i confronti avuti, le belle esperienze e anche i fallimenti, le catechesi, le condivisioni, le liturgie, la carità ai vicini e ai lontani, il tempo speso ad ascoltare o la fatica a farsi capire… (e poi, quanto altro ancora?!) tutto è patrimonio che servirà al vescovo di Trieste per affrontare le nuove situazioni, le nuove relazioni, dare forma ai pensieri, alle considerazioni e alle decisioni che saranno necessarie nel nuovo capitolo della sua vita che un po’ è già iniziato. E allora scopriamo che le nostre vite sono dentro a qualcosa che sempre ci supera e ci precede. Non finiscono sui limiti che a volte tanto impietosamente continuiamo a tenere sotto gli occhi e dentro al cuore. Alziamo e allarghiamo lo sguardo e rendiamoci conto che essere Chiesa è esperienza grande e bella, impegnativa e costosa perché coinvolge profondamente la nostra umanità e ci mette a contatto con il mistero di un Dio che davvero è così gande da saper toccare e valorizzare la vita di ciascuno.
Tanti pensieri portiamo nel cuore e ci sarà modo di esprimerli e condividerli. Iniziamo con il raccogliere il primo invito che don Enrico ci rivolge: pregare per lui, magari (perchè no?) facendo nostra la preghiera di Charles de Foucauld che lo ha accompagnato in questi giorni. Diamo voce alla sua preghiera con la nostra preghiera. Ci stringiamo al nostro parroco – quasi vescovo che continua a ricordarci che il Signore è con noi! Da parte nostra continuiamo ad essere, ora con tanto più entusiasmo e convinzione, famiglia di famiglie, riscoprendo ancora una volta la bellezza e “la mistica di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio” (EG 87).
Don Pierluigi
Per guardare l’intervista a don Enrico dopo l’annuncio