Natale… il Presepe… e al centro quella famiglia Santa, ma anche un po’ strana.
Da sempre ci viene presentata come modello di amore e felicità, cosa che ce la potrebbe far sentire lontana, idealizzata; eppure, guardandola, subito percepiamo che la sua gioia è ben diversa da quella ostentata dalle famiglie presenti nelle pubblicità natalizie. È la serenità vera di una famiglia che sentiamo vicina e a cui possiamo rivolgerci perché ne ha provate di tutti i colori, come noi e più di noi, e che ci parla, però, di un amore profondo e vero verso cui anche la nostra famiglia, con tutti i limiti, peccati e problemi può camminare, come può.
La Sacra Famiglia è dunque concretezza e, al tempo stesso, speranza e gioia dell’amore: queste stesse parole attraversano Amoris Laetitia, l’esortazione apostolica scritta da papa Francesco nel 2016 sull’amore nella famiglia. Un documento che immerge in una prospettiva di gioia a livello familiare e comunitario. Tutti possono leggerla. È un documento scritto con semplicità, con molti riferimenti alla quotidiana realtà della vita familiare, che non si ferma ad una analisi dell’attualità né cede a lamenti sterili per la situazione di crisi della famiglia. Accompagna, invece, a cogliere ogni segno della gioia dell’amore presente nella vita familiare, perché possa essere fatto crescere nella consapevolezza che “nessuna famiglia è una realtà perfetta e confezionata una volta per sempre” (AL 325).
In questo sguardo di speranza ogni famiglia si sente così responsabilmente incoraggiata a vedere che ha delle risorse e a riconoscere che la sua identità e forza “risiede essenzialmente nella sua capacità di amare e di insegnare ad amare. Per quanto ferita possa essere una famiglia, essa può sempre crescere a partire dall’amore” (AL55). Da questa possibilità di camminare verso una pienezza nell’amore, che non è mai accettazione passiva di ogni comportamento, nessuna famiglia è esclusa: quelle giovani e quelle che si preparano a vivere insieme la vecchiaia; quelle che hanno problemi lavorativi o sono ferite da sofferenze e fragilità; quelle serene e quante sperimentano la crisi, il fallimento o vivono situazioni di “irregolarità”; quelle alle prese con l’educazione dei figli e quante si impegnano nel sociale.
Il Papa guarda alle famiglie con la cura del pastore che ha a cuore il cammino di ciascuna. Non rinuncia a proporre l’ideale esigente della vita matrimoniale, ma richiama ad una vicinanza verso le persone fragili e bisognose di perdono. Si coglie quindi nel documento un forte e trasversale richiamo alla misericordia che è provocazione per le comunità parrocchiali ad essere accoglienti e non giudicanti verso nessuno.
Al tempo stesso ci è rivolto un invito a pensare alle nuove generazioni che non vedono come attraente la vocazione matrimoniale. Soprattutto attraverso la vita vissuta, la famiglia e il matrimonio devono essere presentate come “strade di felicità” in cui persino i periodi di crisi possono essere considerati come “parte della sua drammatica bellezza”. Le famiglie hanno così un fondamentale ruolo di protagoniste in questo annuncio. Con umile atteggiamento di autocritica il Papa afferma poi che il nostro modo di presentare le convinzioni cristiane riguardo al matrimonio, così come una “idealizzazione eccessiva, soprattutto quando non abbiamo risvegliato la fiducia nella grazia, non ha fatto sì che il matrimonio sia più desiderabile e attraente, ma tutto il contrario” (AL36).
Molto bello il capitolo quarto dell’Esortazione in cui, partendo dal celebre inno alla carità della lettera ai Corinzi, vengono declinati nel quotidiano gli atteggiamenti che potrebbero arricchire di bellezza e calore sia le nostre famiglie che le nostre parrocchie.
In questo periodo natalizio, in cui tra tante luci effimere siamo chiamati a vedere e seguire la Luce, è bello e impegnativo al tempo stesso ricordare che, come dice il Papa “ogni famiglia, pur nella sua debolezza, può diventare una luce nel buio del mondo (AL66).
Maria Grazia e Roberto Dainesi
Incaricati diocesani Pastorale familiare