Da circa un paio di mesi, nella cappella a sinistra dell’altare maggiore, a Cristo Re, fa bella mostra di sé un quadro raffigurante la Madonna di Czestochowa, dono di un parrocchiano, il pittore Daniele Dondé, per ricordare il XXV di matrimonio con Teresa. E’ stata una gradita sorpresa per tutti ed è bello sentire l’autore narrare come gli è nata l’idea: sembra proprio un’ispirazione venutagli dalla Madonna di cui sia lui che la moglie, di origine polacca, sono molto devoti.
Il quadro, raffigurante la Madonna col Bambino, è un’opera di notevoli dimensioni e occupa davvero bene la parete che prima era completamente spoglia. Fedele all’originale, che è custodita e venerata in una cappella della basilica di S. Croce, sulla “montagna luminosa” (questo è il significato di Jasna Gora, la collina dove sorge il grandioso santuario) è un’icona che emana una grande luce, grazie anche al materiale prezioso con cui è stata eseguita. La Madonna è denominata Odigitria (titolo che vuol dire ‘Colei che indica e guida lungo la strada’) e, secondo la leggenda, sarebbe stata dipinta, nella metà del primo secolo, dall’evangelista S. Luca, contemporaneo della Vergine. Per questo è indicata come Madonna Nera (dal colore della sua pelle, certamente più scura di come rappresentiamo noi comunemente la Vergine in tante opere d’arte). La stessa leggenda poi narra che il legno usato per l’icona provenisse dal tavolo della casa della Sacra Famiglia di Nazaret. Un’idea suggestiva, anche se non provata storicamente.
Il volto di Maria domina tutto il quadro, tanto che chi lo guarda si trova immerso nello sguardo della Madonna. Anche il volto del Bambino è rivolto al pellegrino. La guancia destra della Madonna è segnata da due sfregi paralleli e da un terzo che li attraversa dovuti a colpi d’ascia che hanno lasciato segni indelebili sul volto durante l’assalto di truppe tartare e lituane nell’anno 1430. E’ davanti a questa effigie che si respira un’atmosfera di intensa religiosità. Chi ha avuto la ventura di trovarsi lì ne riporta un’impressione di grande intimo raccoglimento come raramente avviene in altri santuari.
C’è un legame profondo tra la storia religiosa e civile della Polonia e quella della Madonna Nera. In molte occasioni i Polacchi hanno attribuito alla protezione della Madonna vittorie contro vari nemici. Come quando, dopo la profanazione durante l’assedio dei Tartari, scese una fittissima nebbia che mise in difficoltà gli assedianti che furono sconfitti. L’invocazione a Maria divenne particolarmente fervida nei periodi difficili della dittatura comunista e della occupazione nazista. Si moltiplicarono i pellegrinaggi a piedi che giungono fino a 600 km di percorso. Per non parlare dei pellegrini che si contano fino a quattro milioni in un anno, provenienti da ottanta Paesi.
E tra questi è caro ricordare un giovane Karol Wojtyla che nel lontano 1936 vi si recò a piedi da Cracovia lungo un percorso di 150 km.
Cesare Ghezzi
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