La nostra comunità ci prova. Le regole sono stringenti e fanno sorgere non poche perplessità. Ma ci sono, anche se si spera in ulteriori assestamenti che rendano possibili giorni sereni per i bambini e ragazzi, sia negli oratori, come in ogni altro ambiente educativo.

Lo aveva affermato il nostro consiglio pastorale parrocchiale con una lettera recapitata a tutte le famiglie:

“Come il Signore Risorto si è messo a fianco delle persone impaurite e rinchiuse nel loro dolore, così anche noi vorremmo aprire nuovi scenari di prossimità e condivisione.

Ci siamo. Ci sostiene la certezza che torneremo a vederci e ad incontrarci. Sì, ci siamo! Come parrocchia di Cristo Re vogliamo esserci…

a fianco delle famiglie e per i nostri ragazzi: con le prospettive concordate dalle Chiese della Lombardia… per gestire i mesi estivi e per rispondere ai bisogni delle famiglie e con il desiderio che l’oratorio continui ad essere occasione di crescita e incontro per i nostri ragazzi che improvvisamente sono stati impediti nello stare insieme e nel confronto con altri”.

immagine del GREST dello scorso anno  

In queste settimane le opinioni degli esperti, le direttive e ordinanze ministeriali e regionali, gli accordi tra gli oratori lombardi e le istituzioni regionali, e poi tra Federazione Oratori Cremonesi e Comune di Cremona hanno prodotto una enorme serie di regole, prescrizioni, ansie che talvolta scoraggiano anche le persone più determinate. C’è un bisogno di normalità che si scontra con la pericolosità dell’epidemia, la paura di nuovo contagi… ma anche la fatica di cogliere le necessità dei bambini e dei ragazzi dal punto di vista pedagogico: per questo ho riportato l’articolo di un noto pedagogista che sprona a riflettere con uno sguardo differente.

Alcune parrocchie hanno desistito dal fare proposte per l’estate per i ragazzi. Troppi rischi, troppo stringenti le regole, poche le risorse sia economiche che educative.

La parrocchia di Cristo Re ci prova. Don Pierluigi, insieme a un gruppo di giovani, con un nutrito gruppo di adolescenti ha lavorato lungamente in queste settimane. Abbiamo fatto un appello a tutta la Comunità: servono anche adulti che si rendono disponibili. In tante modalità (dal giornale della parrocchia La Corona, agli avvisi nelle S. Messe, agli incontri con genitori e adulti sulle varie piattaforme come anche nelle Messe dei gruppi di catechismo) abbiamo fatto appello all’intera comunità. La partecipazione, la corresponsabilità sono elementi costitutivi della nostra proposta. Di tutti deve essere la passione educativa. La pandemia può essere lo scatto per ritrovarci uniti in alcune grandi sfide. E il dare la possibilità ai nostri bambini e ragazzi di abitare un poco l’oratorio con la sua valenza educativa e offrire qualche ora di gioco, di socialità, di incontro (nel rispetto delle regole) è certamente una priorità.

Non è possibile fare quel che si faceva gli altri anni. Per questo non si parla di GREST. Con le diocesi lombarde si è inventato un nuovo format chiamato SUMMERLIFE (vedi qui). Con la Focr, il Consultorio UCIPEM, il CSI, il Laboratorio di Danza si cercherà di interagire per processi di qualità educativa. Facciamo quello che possiamo, anche con l’ausilio di educatori professionali. E con tanta passione educativa. Chiedendo a tutti di mettersi in gioco.

Potrebbe essere bello che l’intera comunità si stringe, ciascuno vi contribuisce con il suo pezzetto, ognuno con un proprio specifico apporto. Sarebbe già questo un grande messaggio educativo: non deleghiamo al vicario e agli adolescenti… ma con passione ci mettiamo la nostra faccia, il nostro tempo, ci imbarchiamo sulla stessa scialuppa. L’essere comunità, l’essere Chiesa è questo comprometterci personalmente per il bene di tutti.

Alcuni adulti hanno iniziato a rendersi disponibili. Abbiamo bisogno del contributo di tanti altri.

La proposta dell’estate in oratorio partirà da lunedì 29 giugno e si protrae per tutto il mese di luglio. Al mattino ci saranno gruppi di ragazzi delle elementari; al pomeriggio gruppi di ragazzi delle medie. Ogni gruppo sarà accompagnato da adolescenti, da giovani educatori, da un adulto. E altre persone dovranno essere di supporto per il triage, per la sanificazione, per la complessa organizzazione in sicurezza delle varie attività.

Nell’attesa di formalizzare le iscrizioni chiediamo di segnalare il proprio interesse e la propria disponibilità sia come bambini/ragazzi che come adulti disposti a collaborare. Telefonare a don Pierluigi al 33337162272 oppure mandare una mail a oratorio@cristorecremona.it

 

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Il bisogno dei bambini di tornare alla normalità       di DANIELE NOVARA*

Sono ormai uscite le prime indicazioni dei Comitati tecnici costituiti presso la presidenza del Consiglio e presso i ministeri su come sarà la vita dei bambini sia quest’estate sia nella prossima – si spera – riapertura delle scuole a settembre.

In tutti i documenti risalta l’obbligo dell’utilizzo delle mascherine dai 3 anni, in alcuni casi dai 6. In realtà, i dati epidemiologici riferiscono che i bambini non si contagiano, oppure si contagiano in maniera completamente diversa dagli adulti. Non solo, sulla possibilità che gli stessi rappresentino i cosiddetti ‘portatori sani’, pronti a colpire involontariamente frotte di nonni, adulti e i loro educatori ed educatrici, come se fossero dei veri e propri untori, non esiste uno straccio di evidenza né scientifica né empirica. Una cappa di pregiudizi antichi come l’epoca di Erode si abbatte sull’infanzia mettendo a rischio la crescita dei bambini in un momento cruciale della loro vita. E non finisce qui: sembra esserci una reale confusione in quanto queste indicazioni sono talmente oscure che, appunto, in alcuni documenti la mascherina ai bambini andrebbe messa dai 3 anni, in altri andrebbe messa dai 6 anni. La qual cosa mostra la totale equivocità di questa indicazione: se i bambini di 3 anni non la devono mettere, tanto più non devono metterla quelli di 6 in quanto il livello di promiscuità e di vicinanza è molto più forte dai 3 anni che dai 6.

Si naviga a vista, e i genitori si chiedono quando sarà data un’indicazione chiara. Nel frattempo, i dati sanitari sul Covid-19 sono ben diversi da quando questi documenti sono stati redatti. Rischiano di parlare di una realtà che è parte di un capitolo che – grazie ai duri sacrifici fatti – è ormai passato o, comunque, è in fase di esaurimento. Pertanto mi permetto di ribadire che per tutta l’infanzia, sia la mascherina che il distanziamento rigido e costrittivo rappresentano una vera e propria crudeltà nei confronti dei bambini già fortemente segnati dall’esclusione dai loro compagni e dalle istituzioni educative che non ha pari nel resto dell’Europa e del mondo. In nessun Paese europeo sono stati riaperti i bar prima delle scuole! Praticamente in Italia è stato riaperto tutto, meno le scuole.

Bisogna ribadire che è impossibile fare scuola o centri estivi a bambini di 3-6-9 anni dotandoli in maniera sistematica di mascherine per addirittura 8 ore, come contemplato in alcuni documenti. Ma anche che la misura del distanziamento di un metro, così come formulata, non può che portare a un posizionamento rigido di sostanziale immobilità, o quasi, da parte dei bambini stessi. Occorre uscire da una prospettiva meccanicistica come quella che delineano alcuni documenti. Con i giusti princìpi di igienizzazione e di verifica delle condizioni di salute, è importante consentire ai bambini di tornare nei centri estivi e nelle scuole in maniera adeguata ai loro bisogni senza costrizioni che renderebbero difficili queste riaperture. Colpisce che nei tanti Comitati tecnici che si sono costituiti la presenza di esperti infantili, specie di area educativa, sia praticamente assente, e di fatto irrilevante. Eppure si tratta di milioni di bambini e di milioni di genitori, che hanno bisogno di avere una speranza e una risposta sensata e utile alle loro attese.

* Pedagogista