La posa e il messaggio del vescovo
Indubbiamente la fausta data del 14 settembre 1958 rimarrà indelebilmente impressa nell’animo commosso di tutti i parrocchiani di Cristo Re. Essa infatti segna la nascita della nuova chiesa parrocchiale: la nuova Casa di Dio fra le nuove case degli uomini. E se il nascere alla vita degli uomini tutti è sempre motivo di gioia, altrettant deve dirsi della nascita di un’opera tanto attesa e tanto necessaria, quale è la nuova chiesa del nuovo Villaggio Po. La pietra angolare o memoriale che, benedetta dal Vescovo e da lui sigillata, è discesa lentamente nelle fondamenta tra l’esultanza e la commozione di tutti i presenti, custodirà nei secoli la memoria di questa nascita.
Già qualche giorno prima della solenne cerimonia Sua Ecc. Mons. Vescovo, per sottolineare l’importanza dell’avvenimento, aveva indirizzato a tutti gli abitanti del Villaggio Po questo messaggio:
“Cari parrocchiani del Villaggio Po, da qualche settimana sono iniziati i lavori della costruzione della nuova chiesa per la vostra nuova comunità parrocchiale. Domenica 14 settembre alle ore 17.30 con una breve cerimonia benedirò la pietra che custodirà nelle fondazioni la memoria della nascita della vostra chiesa: Casa di Dio in mezzo alle case degli uomini. E’ un avvenimento importante per la città e specialmente per il bel Villaggio Po. Io e voi abbiamo lungamente atteso questo inizio di lavori. Sono ora lieto di invitarvi alla festosa cerimonia e auspicare insieme un cristiano e prospero avvenire per la nuova Parrocchia di Cristo Re del Villaggio Po. Vi benedico di cuore”.
+ Danio Bolognini, vescovo
La solenne cerimonia
Alla ore 17.30 arriva Mons. Vescovo, salutato dai vivi e prolungati applausi di centinaia di persone, che da oltre un’ora attendevano, nel vasto prato sotto il bel sole di settembre ancora molto caldo.
Sono presenti sul palco appositamente preparato le maggiori autorità civili e militari: il rappresentante del Prefetto, il Sindaco, il Presidente del Tribunale, il rappresentante del Questore, il Comandante dei Carabinieri, il rappresentante del Comandante del Presidio, il rappresentante del Provveditore agli Studi, il Sen. Zelioli Lamini, l’On. Lombardi, l’On. Zanibelli, i progettisti e direttori dei lavori Arch. Aldo Ranzi, Arch. Fulvio Melioli, l’Ing. Alessandro Scaglia, l’Ingegnere Capo del Genio Civile, l’Ingegnere Capo del Comune, il Parroco di San Pietro, i Monsignori membri della Commissione Diocesana per l’Arte Sacra e del Consiglio Amministrativo Diocesano.
Ricevuto l’ossequio delle autorità e rivestiti i paramenti pontificali, Mons. Vescovo inizia subito la funzione con la benedizione dell’acqua santa e con l’infissione di un’alta Croce di legno nel centro dell’area dove sorgerà le nuova chiesa.
La pietra memoriale
La pietra è opera dello scultore Piero Ferraroni di Cremona. E’ costituita da un blocco monolitico di marmo bianco del peso di circa Kg. 135, a forma di cubo, dai lati della lunghezza di cm. 37. Essa è stata antecedentemente agganciata alla grande gru.
Su ogni faccia del cubo è scolpita una bella croce, che il Vescovo poi, durante la cerimonia, segnerà con un coltello d’argento. Nel centro della faccia superiore è stato aperto un foro largo e profondo a forma di cilindro, nel quale viene introdotto un tubo di piombo contenente una pergamena e le monete correnti dell’epoca. Il Vescovo sigillerà tutto con cemento bianco.
La pergamena
La pergamena, artisticamente cesellata e composta da Mons. Alberto Bianchi, dice:
ANNO MCMLVIII DIE XIV MENS. SEPTEMB.
PIO XII PONTIF. MAX.
IOANNE GRONCHI ITALICAE REIPUBLICAE PRAESIDE
DANIUS BOLOGNINI BONONIENSIS CREMONENSIUM ANTISTES
PRAESENTIBUS AC PLAUDENTIBUS
CIVILIBUS MAGISTRATIBUS AC OPERUM PRAEFECTIS
ADSTANTE ETIAM DEVOTO SIMULQUE GAUDENTE
LOCI CIVITATISQUE POPULO
HUNC AUSPICALEM LAPIDEM
PAROECIALIS ECCLESIAE CHRISTO IMMORTALI SAECULORUM REGI DICANDAE
SOLEMNI RITU PONEBAT
Nel giorno 14 settembre dell’anno 1958
sotto il pontificato di Pio XII
essendo Presidente della Repubblica Italiana Giovanni Gronchi
Danío Bolognini Vescovo di Cremona
presenti e plaudenti
le civili autorità e i direttori dell’opera
presente pure devota e nello stesso tempo felice
la popolazione del quartiere e della città
questa pietra di auspicio
della chiesa parrocchiale dedicata a Cristo immortale Re dei secoli
con solenne rito poneva
Il discorso del Vescovo
Al termine del sacro rito Sua Ecc. il Vescovo ha commentato l’avvenimento, auspicando che “come l’impresa ha avuto felice inizio, così abbia fausto compimento; specialmente perché trattasi della Casa di Dio fra le case degli uomini. Casa dello spirito è la Chiesa: casa di ciò, dunque, che supera il materiale e lo ravviva, si libra sulle vicende del tempo e lo illumina; casa di ciò che supera il frammentario e il contingente e vi infonde valore e unità profonda. Essa è ancora scuola di Dio e della Verità morale, necessaria più di ogni altro e che da nessun altro può essere eliminata o sostituita”.
Il Vescovo ha poi ringraziato le autorità e tutti coloro che si sono prestati perché la pratica per ottenere il concorso dello Stato uscisse dalle secche della burocrazia e avesse sollecito corso, ed ha raccomandato l’esecuzione dell’opera alla generosità dei cremonesi e in modo particolare alla popolazione della Parrocchia di Cristo Re. Il Vescovo, dopo aver espresso la sua riconoscenza all’Amministrazione degli Asili che ha concesso gentilmente in questi anni di attesa di adibire a chiesa per gli uffici religiosi il Salone della Scuola Materna del Villaggio Po, ha dato appuntamento a tutti per l’inaugurazione della nuova chiesa, che dovrebbe aversi, se tutto procederà per il meglio, nella prossima avanzata primavera.
“Non è poi senza significato – ha proseguito il Vescovo – la coincidenza dell’inaugurazione dell’annuale Fiera di Cremona, che celebra ed esalta i progressi del lavoro con questa benedizione: quella simbolo di progresso del lavoro umano, questa indice di come tutta l’attività dell’uomo debba essere orientata verso Dio e santificata dalla Grazia. Testimoniano ambedue accrescimenti d’ordine distinti, ma integrativi.
Mi sia anche concesso di accennare ad una gloria benefica della nostra chiesa cremonese e della nostra città: l’abate Ferrante Aporti. In lui erano convergenti l’ansia dell’animo religioso e l’ansia dell’educazione ed elevazione sociale del nostro popolo. La Chiesa ha, dunque, in mezzo alle case degli uomini una presenza significativa, attiva, elaboratrice, che attinge le esigenze più profonde dell’uomo”.
Dopo aver nuovamente ringraziato le autorità per la loro tanto ambita presenza alla cerimona, il Vescovo impartiva a tutti la sua paterna e pastorale benedizione.
(da “Nella barca di Pietro” – settembre 1958)