Per scoprire le origini della comunità parrocchiale di Cristo Re è necessario tornare con la memoria ai primi anni ‘5O, quando ebbe inizio il nuovo assetto urbanistico e demografico che andò sviluppandosi, a cominciare da quegli anni, nelle zone limitrofe al viale Po e che andò via via crescendo negli anni successivi fino a raggiungere un boom edilizio davvero straordinario fra gli anni ’60 e ’70. A quei tempi, la zona gravitante intorno al viale Po faceva ancora parte della Parrocchia di S. Pietro, che il Parroco di allora Mons. Luigi Brasca affidò alle cure pastorali di uno dei suoi vicari e precisamente a don Rinaldo Boni, che nel 1959 sarà il primo parroco della nuova parrocchia.
Ma ecco come, con espressioni forse un po’ oleografiche, sul bollettino della Parrocchia di Cristo Re “La Corona” veniva descritto l’assetto originario del quartiere e il successivo sviluppo demografico:
"Nell’immediato dopoguerra e fino all’inizio degli anni ’50, quando si usciva dalla città per il piazzale Cadorna – ora più comunemente detto Porta Po – dirigendosi verso il Po, si camminava per alcuni minuti lungo il viale, fiancheggiato da belle ville, ricche di verde e di fiori; ma… poi d’improvviso le case scomparivano alla vista per offrire lo spettacolo di una vasta campagna che pareva volesse immergersi nel maestoso fiume. C’erano campi di messi, prati verdi, attraversati da stradicciole strette e pietrose, per le quali passava a piedi il cittadino annoiato, che lasciava la città per qualche ora, dopo il sudato lavoro, e aspirava a pieni polmoni l’aria ricercata più fresca e più pura.
Poi… ecco apparire le prime nuove costruzioni, picchiettando di colori variopinti la campagna circostante. Poi… con ritmo sempre crescente altre nuove case e poi… altre ancora. Pareva una macchia d’olio che si estendesse in dimensioni sempre più vaste. Ed ecco nuove famiglie, nella maggior parte formate da sposi giovani, riversarsi come sciame di api nelle nuove abitazioni, linde, belle, profumate ancora di calce fresca, confortate di quanto nella casa oggi è utile, comodo, appropriato".
Col passare degli anni, insomma, la zona intorno al viale Po (dai cremonesi chiamata “Villaggio Po”) andava assumendo una sua fisionomia, un suo volto, una sua vita. Nel 1950 sorgeva la Scuola Claudio Monteverdi, che doveva essere modello di scuola modernissima. Nel 1953 entrava in funzione la Scuola Materna Agazzi di via Ticino, dove – grazie alla disponibilità del Comune di Cremona – furono ospitati, nel salone al piano terreno, le celebrazioni ed i servizi religiosi per gli abitanti del quartiere. E fu lo stesso Vescovo Mons. Danio Bolognini ad inaugurarlo come Cappella provvisoria con la celebrazione della Messa il 13 novembre 1954, festività di S. Omobono. Nel giorno successivo celebrante fu il Parroco di S. Pietro, Mons. Luigi Brasca e, ín seguito, la Messa domenicale venne celebrata da don Rinaldo Boni, come Vicario di S. Pietro responsabile del quartiere. Anche il vasto giardino della Scuola Materna di via Ticino fu messo a parziale servizio delle attività oratoriane che – ci riferisce la cronaca del tempo – vi si svolgevano “sotto gli occhi attenti di don Rinaldo e la vigile presenza della signorina Emilia”.
Sin dall’inizio dello sviluppo della zona si era prospettata la necessità di una nuova chiesa. Ma via via che la popolazione aumentava con ritmo impressionante, quella necessità si faceva più acuta e tormentosa. Il Vescovo Danio Bolognini, da poco giunto a Cremona succedendo al compianto Arcivescovo Mons. Giovanni Cazzani, provvide con tempestività alla costituzione giuridica della nuova parrocchia: il 25 luglio 1955 con Bolla vescovile n. 798/55 eresse la Parrocchia di Cristo Re ed il relativo beneficio parrocchiale, smembrandola dalla Parrocchia di S. Pietro al Po.
Il territorio del quartiere venne compreso fra il Cavo Morbasco, il Po, via Portinari del Po (esclusa via del Sale), via Pennelli. L’anno successivo, il 30 dicembre 1956, la nuova Parrocchia fu riconosciuta agli effetti civili con decreto del Presidente della Repubblica, che il 13 febbraio 1957 fu registrato dalla Corte dei Conti. Con altrettanta tempestività il Vescovo avverti l’estrema urgenza che la nuova Parrocchia disponesse di una propria chiesa, cioè che – per usare un’espressione utilizzata dallo stesso Mons. Bolognini – “in mezzo alle nuove case degli uomini sorgesse la casa di Dio”. E fu per il suo interessamento e per la sua generosità che il sogno di una nuova chiesa divenne presto consolante realtà.
L’Amministrazione comunale, presieduta dal sindaco On. Prof. Giovanni Lombardi, aveva predisposto l’area per la nuova grande opera e ne fece dono. A sua volta il dott. Carlo Quaini donava altra preziosa e vasta area, affinché la nuova parrocchia fosse in grado di corrispondere sempre meglio alle moltiplicate esigenze della vita cristiana della comunità.
Fu così resa possibile la realizzazione dell’opera. Nel luglio del 1958 furono segnati i tracciati delle fondamenta dai progettisti architetti Aldo Ranzi e Fulvio Melioli. Il 14 settembre il Vescovo benediceva la prima pietra e la faceva discendere nelle fondamenta, proprio là dove si trova l’ingresso centrale.